Storia della collezione Museo d'Arte Moderna Mario Rimoldi

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La Collezione Mario Rimoldi

Tra gli anni Venti e Trenta i giovani maestri erano avvolti dall'indifferenza. Non vi era comprensione culturale della qualità dell'arte moderna e solo i pittori consolidati dalla storia, erano valorizzati. Inoltre, le istituzioni pubbliche, lente e incerte negli acquisti, venivano sostituite da privati, puri appassionati, dilettanti nella critica d'arte.

Rimoldi era uno di loro. I suoi primi acquisti rientrano nella tradizione ottocentesca della pittura italiana, ma ben presto, sia sulle pareti dell'agenzia turistica da lui gestita che all'Hotel Corona appariranno le tele degli artisti da lui ospitati.
Le opere tendono ad essere personalizzate: i pittori vengono invitati dal collezionista ad eseguire, ad esempio, ritratti o paesaggi a lui cari. Non tutti s'ispirano alla valle che li ospita, ma ognuno la illumina con il frutto del suo personale genio.

Con l'arrivo di de Pisis la fusione tra opera e paesaggio ampezzano si fa perfetta: ispirano il suo talento le particolari travature delle costruzioni alpine, i tratti irti dei pascoli, gli abeti, il campanile. De Pisis, artista internazionale, ma legato all'ambiente veneto attraverso il Cadore e Venezia, diventa l'autore principe della raccolta Rimoldi e l'aggancio con l'ambiente artistico parigino.
Oltre che negli artisti che si recano a Cortina, il collezionista trova una ricca fonte di aggiornamento e di informazione per gli acquisti nella Biennale di Venezia. Nel 1941 la collezione è definita nella sua impronta sostanziale e ha raggiunto un pregevole valore. Spiccano gli splendidi de Pisis, i Morandi, i Semeghini. Con le opere di Rosai, Campigli, Sironi, Garbari, Severini, Tosi e Guidi il quadro della pittura dei maestri degli anni precedenti il '40 è assai più completa che nella maggior parte delle gallerie pubbliche.
Il panorama si amplia con le sculture di Martini, Marini e Sironi. I pittori del secondo dopoguerra, tra i quali Vedova e Santomaso, prima ancora che la loro fama fosse riconosciuta, vengono presto a far parte del gruppo.

Nell'esposizione cortinese del '41 il nutrito elenco di nomi italiani è indicativo delle scelte di Rimoldi. Dei trentadue artisti italiani, più della metà sono veneti (Martini, Juti, Ravenna, Rossi) o legati all'ambiente veneziano (Carena, de Pisis, Moggioli, Semeghini).
De Pisis occupa un posto di primissimo rilievo, con opere che, pur accentrate attorno a soggetti di Cortina e Rimini, comprendono anche quadri milanesi, veneziani e parigini. Nella collezione si viene delineando il meglio di ciò che si era prodotto in Italia negli anni fra le due guerre e il Veneto è, da questo punto di vista, uno stimolante osservatorio puntato sull'arte italiana del periodo.

Gli anni del dopoguerra

Nel dopoguerra, si cominciano ad intravedere le straordinarie aperture offerte dalla Biennale di Venezia, che spinge Rimoldi a frequentare le prime grandi mostre d'arte moderna, con frequenti puntate anche a Parigi. Scopre così le avanguardie storiche e, a dare un'immagine più vasta del mondo artistico, entrano nella collezione le opere sperimentali di artisti già rappresentati con quadri figurativi come Severini, Sironi, Soldati, Savinio.

Il mecenate continua intanto a raccogliere i grandi nomi del primo Novecento tra i quali Campigli, Carrà, de Chirico, de Pisis, Guidi, Morandi, Rosai, Severini, Sironi e Tosi ed, inoltre, s'interessa ad artisti legati al filone figurativo, promossi non ultimo per i loro legami con l'ambiente veneto, come Cadorin, Cesetti, Saetti, Tomea, Depero.
Ampie sono comunque le aperture anche verso nuovi movimenti che si vanno formando fuori dal Veneto.

Entrano nella collezione La Zolfara di Guttuso -un quadro per il quale il collezionista rifiuterà offerte di acquisto da parte dell'Hermitage di Laningrado-, i protagonisti della nuova sperimentazione, come Corpora, Crippa, Dova, Morlotti, Music, Santomaso, Vedova.  Scopre anche nuovi artisti stranieri, come Kokoschka, Leger, Villon, Zadkine. Si accosta anche ai protagonisti delle neoavanguardie, agli astratti degli anni Cinquanta, mirando a costruire una collezione completa, all'americana, degli artisti più significativi del suo tempo.

La conferma del gusto gli viene dal fatto che gallerie inglesi e americane fanno eccellenti offerte d'acquisto per le sue opere. Entrare nella raccolta stava diventando per un artista un riconoscimento ufficiale.

La donazione

Proprio sul modello del grande collezionismo europeo, inesauribile creatore di gallerie pubbliche, traspare sempre più l'intenzione di legare la collezione a Cortina, mantenendola riunita in una galleria pubblica. Atto ultimo di Mario Rimoldi è stato, infatti, l'aver predisposto la donazione -divenuta esecutiva nel 1974 per la mano della vedova Rosa Braun- del fior fiore della sua raccolta alle Regole d'Ampezzo.
Ne è così scaturita una pinacoteca che onorerebbe ogni grande città: la collezione è considerata, infatti, una delle migliori espressioni del Novecento pittorico italiano. Tra i capisaldi della pittura moderna in Italia, oltre che ai 54 de Pisis, spiccano Le Bagnanti di Carena, lo Squero di San Travaso di Semeghini, La Zolfara di Guttuso, il San Sebastiano di Garbari, l'Ile des charmes di Savinio e Il Concerto di Campigli.

Negli anni seguenti, numerose sono state le donazioni che hanno arricchito il museo, come quella testamentaria di circa 100 opere di Alis Levi.
Noti artisti hanno fatto omaggio delle loro creazioni: è il caso di Music, Gard, Madiai, De Stefano, Gonzales, Seppi, Barbarigo.